I miracoli di Gesù

(022)

Guarigione di Giovanna di Cusa, presso Cana (102.7)

(Giovanna di Cusa, morente, è in viaggio verso la sua abitazione: Gesù le va incontro ed incrocia il convoglio presso Cana.)

La vecchia nutrice si getta dal carro sulla via, dalla via nella polvere. "Oh! Salvala! Sta morendo."
"Eccomi." E Gesù sale sul carro, dove è steso un mucchio di cuscini e su questi un esile corpo. Vi è un fanaletto in un angolo e coppe e anfore. Vi è una giovane serva che piange, asciugando il sudore gelato della morente. Gionata accorre con uno dei fanali del carro.
Gesù si china sulla donna abbandonata, veramente morente. Non vi è differenza fra il candore della veste di lino e il pallore fin lievemente azzurrino delle mani e del volto emaciati. Solo le folte sopraciglia e le lunghe e ciglia nerissime mettono un colore su quel volto di neve. Non ha più neppure quel rosso infausto dei tisici sui pomelli smunti.
Le labbra sono appena un'ombra di un rosa violaceo, semiaperte nel respiro difficile.
Gesù le si inginocchia al fianco e l'osserva. La nutrice le prende una mano e la chiama. Ma l'anima, già alle soglie della vita, non sente più nulla. (...)
Gesù pone una mano sulla fronte della moribonda, che apre per un momento gli occhi annebbiati e vaghi e poi li richiude.
"Non sente più" geme la nutrice. E piange più forte.
Gesù fa un gesto: "Madre, udrà. Abbi fede." E poi chiama: " Giovanna! Giovanna! Sono Io! Io che ti chiamo. Sono la Vita. Guardami, Giovanna."
La morente apre con uno sguardo più vivo i suoi grandi occhi neri, e guarda il volto su lei chinato. Ha un moto di gioia ed un sorriso. Muove piano le labbra in una parola che però non prende suono.
"Sì, Io sono. Sei venuta e Io sono venuto. A salvarti. Puoi credere in Me?"
La morente annuisce col capo. Tutta la vitalità è accumulata nello sguardo e tutta la parola che non può altrimenti esprimere.
"Ebbene (Gesù, pur rimanendo in ginocchio e con la sinistra sulla fronte di lei, si raddrizza e prende l'aspetto del miracolo) ebbene: Io lo voglio. Sii sanata. Sorgi." Leva la mano e si alza in piedi.
Una frazione di minuto e poi Giovanna di Cusa, senza aiuto di sorta, si siede, ha un grido, e si butta ai piedi di Gesù gridando con voce forte e felice: "Oh! Amarti, o mia vita! Per sempre! Tua! Per sempre tua! Nutrice! Gionata! Io sono guarita! Oh! presto! Correte a dirlo a Cusa. Che venga ad adorare il Signore. Oh! benedicimi, ancora, ancora, ancora! Oh! mio Salvatore."
Piange e ride baciando le vesti e le mani di Gesù.